• Cosa visitare a Palermo

    I Tesori della Loggia

    I Tesori della Loggia sono cinque gioielli architettonici, vicinissimi tra loro, ubicati nel centro storico della città tra la via Roma e il mare.

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    l Circuito del Sacro

    Il circuito si muove trasversalmente lungo i secoli che hanno segnato le bellezze storico artistiche religiose di Palermo.

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Le Chiese e gli Oratori nel centro storico di Palermo

Orario da Lunedì a Domenica ore 10:00 - 17.30, ultimo ingresso alle 17,15. Martedì chiuso.

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Biglietto unico: Oratorio S. Cita e Oratorio S. Domenico.

I Tesori della Loggia sono cinque gioielli architettonici, vicinissimi tra loro, ubicati nel centro storico della città tra la via Roma e il mare: l'Oratorio del SS. Rosario in San Domenico, l'Oratorio del SS. Rosario in Santa Cita, la Chiesa di Santa Cita, la Chiesa di San Giorgio dei Genovesi, la Chiesa di Santa Maria in Valverde. Custodiscono opere d'arte straordinarie di Anton Van Dyck, Luca Giordano, Matthias Stom, Pietro Novelli, Filippo Paladini, Giacomo Serpotta. Già alla fine del XIII secolo, nel quartiere della Loggia, Genovesi, Pisani, Veneziani e Amalfitani avevano compiuto un processo di insediamento con l'edificazione di fondaci, magazzini, cappelle e logge mercantili. Probabilmente la denominazione Quartiere della Loggia era dovuta alla presenza di una loggia appartenente alla Nazione dei Genovesi, la cui comunità di mercanti ebbe un profondo radicamento nella città. Ancora oggi, le numerose piazze dell'antico quartiere testimoniano l'intensa vita di relazioni del passato, e chiese e oratori sono tornati ad essere luoghi di aggregazione, sia ecclesiale che culturale.

  INTERO SCONTATO
01-p Chiesa di San Giorgio dei Genovesi Gratis Gratis
02-p Chiesa di San Mamiliano  Gratis Gratis
03-p Oratorio di S. Cita € 4,00 € 3,00
04-p Chiesa di Santa Maria in Valverde Gratis Gratis
05-p Oratorio di S. Domenico € 4,00 € 3,00
03-p Oratori di S. Cita e 05-p S. Domenico € 6,00 € 5,00

La storia

La Chiesa di Santa Maria di Valverde, annessa nel XIV secolo ad un grande monastero carmelitano, è stata sottoposta a partire dal 1633 ad un progetto di trasformazione ideato da MARIANO SMIRIGLIO, primo architetto ufficiale del Senato palermitano e figura di primo piano nell'ambiente artistico dell'epoca. Evento collegato alla trasformazione della chiesa nel XVII secolo è la donazione di un ricco uomo genovese, Camillo Pallavicino, in seguito all'ingresso della sua unica figlia presso il Monastero di Valverde. Probabilmente i lavori furono interrotti per la morte del benefattore e alla fine del XVII secolo il proseguimento della costruzione ed il progetto decorativo vengono affidati a PAOLO AMATO, architetto ed ingegnere del Senato palermitano.

Gli affreschi

L'interno della chiesa è ad aula rettangolare con presbiterio semicircolare e coro all'ingresso sorretto da un grande arco; il sottocoro fu affrescato nel 1750 da OLIVIO SOZZI mentre gli affreschi della volta, in gran parte perduti, sono opera di ANTONIO GRANO. Sulle pareti laterali vi sono quattro altari, riccamente decorati a marmi mischi: il più importante è quello dedicato a Santa Lucia.
La chiesa, in decadenza dopo la soppressione dell'ordine conventuale nel 1866, fu riaperta nel 1872. Danneggiata durante l'ultima guerra, è stata spogliata degli arredi. I primi interventi di restauro sono stati eseguiti tra il 1979 e il 1980. Nel 1997 la chiesa è stata riaperta al culto ed è stata ricollocata sull'altare la pala di PIETRO NOVELLI, Madonna del Carmelo con iI santi Teresa d'Avila e Maria Maddalena dei Pazzi e i beati Alberto e Angelo da Licata.


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La storia

La compagnia del SS. Rosario in Santa Cita fu fondata nel 1570 dopo la scissione con l'omonima compagnia con sede in San Domenico ed inaugurò il proprio oratorio nel 1686. La compagnia, tra le più ricche e prestigiose, costretta ad un rigido protocollo comportamentale, si dedicava ad opere assistenziali ed alla remissione dei peccati attraverso forme di indulgenza plenaria.

Giacomo Serpotta

L'oratorio di Santa Cita rimarca lo schema tipo dell'oratorio come luogo di assemblea e di culto, con doppia funzione liturgica e sociale e col netto contrasto architettonico tra l'esterno fortemente modesto e l'interno splendidamente adorno. Al sito si accede attraverso un piccolo portale sormontato da uno scudo marmoreo che attraverso una scalinata porta al ballatoio maiolicato su cui prospettano due portali marmorei tardo-cinquecenteschi. Un ampio antioratorio conduce all'aula oratoriale, splendida nel raffinato corteo barocco di stucchi sapientemente elaborati e realizzati da GIACOMO SERPOTTA, incaricato tra il 1685 e il 1690 di impreziosire l'intero ambiente ecclesiastico con un apparato iconografico basato sugli exempla dei Misteri e delle Virtù. L'aula rettangolare presenta i caratteri identificativi dello spazio liturgico ed insieme assembleare: il seggio dei Superiori tra le due porte d'accesso, l'altare rialzato nell'area presbiteriale e gli scanni lignei in ebano intarsiato di madreperla sulle pareti lunghe su cui sedevano i confrati per assistere alle cerimonie religiose e alle adunanze. Sulle pareti laterali un raffinato ciclo plastico, composto da putti, statue allegoriche e teatrini, illustra i Misteri Gaudiosi e Dolorosi. Sulla controfacciata i Misteri  Gloriosi.
L'episodio cardine dell'oratorio, rappresentato al centro della controfacciata alla zona absidale, è la storica Battaglia di Lepanto in cui la flotta cristiana, protetta dalla Madonna del Rosario, vince contro i Turchi. Il catino presbiteriale quadrangolare fu decorato dal Serpotta tra il 1717 e il 1718: l'intervento ritenuto necessario per esaltare la magnifica tela raffigurante la Madonna del Rosario dipinta da CARLO MARATTA nel 1695 ed inserita sull'altare.


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La Storia

L'ospedale e la primitiva chiesa, dedicata alla vergine toscana Santa Zita, furono fondati agli inizi del Trecento da un mercante di origine lucchese. Nel 1428 un erede di questi fece donazione di tutto il complesso ad un gruppo di domenicani, separatisi dal vicino convento di San Domenico. La nuova comunità completò nel 1458 il rinnovamento della costruzione precedente. Con l'inizio del Cinquecento si diffuse la consuetudine di concedere alle famiglie abbienti spazi per le sepolture all'interno dei luoghi sacri, pratica che garantiva ai religiosi rendite utili al sostentamento, alla gestione e all'abbellimento delle chiese.

Ma la vera e propria ricostruzione avvenne solo nell'ultimo quarto del XVI secolo. La nuova architettura con pianta a tre navate, su progetto dell'architetto GIUSEPPE GIACALONE, assunse dimensioni grandiose; per la sua costruzione si acquistò e si sacrificò anche l'adiacente Chiesa dei Santissimi Quaranta Martiri della nazione pisana. Sono ancora in situ i lavori di ANTONELLO GAGINI, uno dei massimi scultori siciliani di tutti i tempi: la tribuna e l'arco del cappellone, originariamente realizzati per la chiesa precedente, decorati con le scene della vita della Santa; e ancora la tribuna e l'arco della Cappella Platamone, i monumenti funebri di Blasco Lanza, di Caterina Cardona-Platamone di Antonio Scirotta. Sono attualmente conservati nella Galleria Regionale di Palazzo Abatellis alcuni importanti dipinti su tavola di VINCENZO DA PAVIA che adornavano gli altari.

Nonostante i gravissimi danni arrecati all'edificio dall'ultima guerra, nel transetto è visibile la magnifica Cappella del Rosario destinata ad accogliere le sepolture dei confrati; le pareti decorate con marmo mischio e i Misteri Gaudiosi e Dolorosi opere di GIOACCHINO VITAGLIANO e la volta affrescata da PIETRO DELL'AQUILA illustra i Misteri Gloriosi; si conserva ancora la cappella del Crocifisso, concessa nel 1614 a Ottavio e Giovanna Lanza di Trabia, ai quali fu consentito di aprire una cripta, adornata con decorazioni alle pareti, con un paliotto sull'altare in marmo mischio e con una bellissima Pietà quattrocentesca recentemente attribuita a GIORGIO DA MILANO. La Chiesa di Santa Cita, oggi sede della parrocchia di San Mamiliano, conserva una importante pala d'altare del 1603 di FILIPPO PALADINI raffigurante Santa Agnese da Montepulciano.


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